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Le miniere del Sulcis: quante sono e dove sono

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Nel Sulcis Iglesiente, nel sud della Sardegna, si concentra una delle aree più estese per le attività minerarie. In questo territorio sono presenti varie miniere, quasi tutte dismesse, sparse negli attuali comuni di Arbus, Buggerru, Carbonia, Carloforte, Domus De Maria, Domusnovas, Fluminimaggiore, Gonnesa, Gonnesfanadiga, Guspini, Iglesias, Narcao, Nuxis, Perdaxius, Santadi, Sarroch, Siliqua, Teulada, Villacidro e Villamassargia.  Molti dei comuni elencati furono prettamente minerari.

L’area geominerariaminiere del Sulcis

L’area geomineraria del Sulcis si estende per 480 km2 e, proprio qui, nel comune di Gonnesa, si trova l’unica miniera di carbone attiva in Italia, la miniera di Monte Sinni, tutte le altre sono state dismesse. All’interno del parco vi sono numerose bellezze naturali e storiche.

L’attività mineraria e la cultura delle popolazioni la cui vita ruotava attorno ad essa hanno arricchito il territorio con importanti testimonianze che ancora oggi ricordano l’industria mineraria di allora.

Possiamo, infatti, imbatterci in suggestivi villaggi operai, pozzi d’estrazione, migliaia di chilometri di gallerie sotterranee, impianti industriali, ferrovie, archivi e le testimonianze stesse tramandate di generazione in generazione. Nel 2007 il parco venne considerato patrimonio dell’UNESCO.

Nelle miniere del Sulcis, fino al 2015, sono stati estratti quasi 30 milioni di tonnellate di carbone, che occuparono quasi 20.000 minatori.

Storia delle miniere del Sulcis

Le miniere del Sulcis hanno una storia millenaria. L’uomo giunse per la prima volta in queste aree nel 6.000 a.C. Qui essi scoprirono l’ossidiana, nella terra del Monte Arci. Giunsero poi i Fenici ad interessarsi delle risorse della Sardegna. Dopodiché furono i Romani a scoprirne le potenzialità.

Nel 1773 i Savoia rilanciarono l’attività mineraria della zona e nel 1848, con la legge mineraria, fu concesso di dare in concessione lo sfruttamento del sottosuolo. Appena due anni più tardi nacque la prima società volta ad investire nello sfruttamento minerario. Nella seconda metà dell’ottocento lo stato concesse ulteriori permessi e l’attività estrattiva andò avanti a pieno regime, fino al suo culmine, nel periodo fascista.

Proprio in quel periodo Mussolini inaugurò una delle città minerarie: Carbonia. Alla fine del ‘900 però, tutte le compagnie estrattive iniziarono a chiudere, e, ad oggi, solamente una ne è rimasta, la Carbosulcis. Ma l’Unione Europea ha chiesto la chiusura definitiva anche dell’ultima miniera del Sulcis e la totale messa in sicurezza della zona entro il 2027.

One comment

  • Max Sanna

    10 Febbraio 2019 - 8:15

    SI PRECISA CHE LE MINIERE IN OGGETTO SONO DEL IGLESIENTE E NON DEL SULCIS POICHÉ IL SULCIS È UNA SOTTOZONA DEL IGLESIENTE.
    LA DIFFERENZA STA NEL FATTO CHE L’IGLESIENTE È IL TERRITORIO CHE VA DAL GUSPINESE A TEULADA E AL SUO INTERNO RACCHIUDE IL SULCIS CHE GROSSO MODO POSSIAMO DEFINIRLO DA DOPO CARBONIA A SANT’ANTIOCO E PER FINIRE CON SANTADI.
    L’IGLESIENTE È RICCO DI MINIERE METALLIFERE NEL SULCIS TROVIAMO L’UNICA MINIERA CARBONIFERA DELLA SARDEGNA.

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